Appartamenti
Tutti i nostri locali sono rinnovati mantenendo la tradizione associata a tutti i comfort.
Siete a Palermo, il caldo arabo è soffocante e si riflette nei toni dorati di tufo della Cattedrale emanando rifrazioni distorte d’aria. Vi smuovete come anguille nella calca e nei rumori del centro storico fino a sgusciare nel magma ribollente di colori e profumi del Mercato del Capo… Odori inebrianti vi scorrono addosso come acqua di sorgente, con loro visioni evocative di miraggi gastronomici, fugaci, veloci pesci argentei in quel mare.
Fissate bene lo sguardo, mettete a fuoco: è lo street food palermitano, essenza del luogo e della sua gente, senso autentico dell’antropologia di una città ove, come dice Wim Wenders, come in nessun’altra si percepisce forte il senso della vita.
Un elenco sui cibi di strada palermitani non potrebbe che cominciare con loro, le regine di quel regno incantato che è la rosticceria del capoluogo siciliano. Sceglietele nelle classiche versioni abburro (besciamella, prosciutto, piselli) e accarne (col ragù); o in qualsiasi variante creativa proposta da quelle che spesso sono ormai vere e proprie boutique della palla di riso farcita e fritta.
La variegata corte dei “pezzi” di rosticceria passa per rollò (involtini di pan brioche farciti con un würstel e ricoperti di sesamo), spitini e crostini (sorta di tramezzini fritti, i primi con ragù di carne e besciamella, i secondi con besciamella e prosciutto), pizzotti (calzoni prosciutto e formaggio conditi in cima come fossero pizzette), rizzuole e ravazzate (“brioche” farcite di ragù di carne e piselli, fritte le prime, al forno e cosparse di cimino – cioè sesamo – le seconde).
Entriamo in piena “quota araba” con questo prodotto da souk: golose frittelle di farina di ceci, croccanti fuori, tenere dentro. La panella perfetta è rigida e “sfoglia”, croccando leggermente al morso e mostrando solo allora, al distacco del friabile guscio esterno, la polpa cremosa. Vengono generalmente servite in panini morbidi al sesamo con una spruzzata di limone, da sole o accompagnate da crocché (o cazzilli) ricchi di prezzemolo e aglio, e per i perfezionisti con una guarnitura finale di melanzane fritte (“panino triplo”).
Una focaccia alta e soffice, condita generosamente con un topping umido e ricco che idrata e fa deflagrare ogni morso. Non è il Paradiso ma quasi: è lo sfincione, cosparso di salsa di pomodoro, cipolle stufate, origano, caciocavallo, acciughe e pangrattato; talvolta capperi o olive.
Una delle preparazioni più riconoscibili e “di strada”, una delle tante legate al recupero del quinto quarto e degli scarti di macellazione. Milza e polmone di vitello, talvolta anche la trachea, lessati e poi rosolati nello strutto, vengono prelevati con le pinze dal calderone stagnato dove rosolano pacificamente e serviti in panini al sesamo – in versione schetta (cioè per i più europei, “single”, senza alcun accompagnamento se non una spruzzata di limone); o “maritata”, con abbondante caciocavallo grattugiato.
La frittola, uno dei più estremi street food palermitani. La frittola nasce dallo scarto degli scarti, ossia dai residui di mussu e carcagnolo: grassetti, piccole cartilagini, frammenti di carne, interiora. Questi vengono raccolti e ripassati nella sugna… Poi conservati nel cestino di vimini di cui sopra. Sono coperti, si dice, proprio per nascondere il colpo d’occhio dell’insieme; non dei più invitanti…. Ma voi fate finta di niente.
Una sezione che non ha bisogno di presentazioni, il cibo della tradizione palermitana ti coinvolgerà a 360°, dal dolce al salato, passando per lo street food più votato d'italia, sino a palati più sofisticati, Palermo è una delizia da scoprire.
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Un esperienza completa, una vacanza tra gusti e storia, tutti da scoprire.
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